Ortodistorto  2024
Le radici che salgono, le corolle che guardano il cielo, le barriere di cactus che lo nascondono. Le vasche dove rossi pesci bruttissimi navigano tra i fiori di loto. E’ uno sguardo malinconico e attento, quello di Antonio Loi, fotografo camminatore che della città ama le architetture sommesse. E che tra le creature viventi dell’Orto Botanico di Cagliari cerca quelle più estenuate, quelle vicine all’appassimento. Osserva gli alberi annodati su se stessi, i rami che si danno battaglia, il secco di qualche pianta annosa: il nobile declino, dopo lo splendore. Ovunque le tracce dell’acqua - anche in forma di vapore - in un luogo dove si coltivarono un tempo i gelsi e le viti e che di tutto conserva memoria. Le nervature delle foglie, la terra calcarea, i rifugi d’ombra, le atmosfere crepuscolari anche al mattino, nelle immagini di un artista che non cerca il bello, ma se lo trova davanti. Tra le piccole radure sottratte al verde, tra gli aculei delle agavi, tra le palme e i cespugli di un giardino storico disegnato da Gaetano Cima dove si studia la botanica e giocano i bambini. In un percorso più e più volte ripetuto (inseguendo le stagioni), Antonio Loi ha osservato le strane forme dei vegetali, il loro incontrarsi e adattarsi, il sovrapporsi, talvolta felicemente anarchico e mirabilmente contorto, di rose e sassi, di umide erbe e augusti tronchi che sembrano madrepore.
Alessandra Menesini